Memoria biologica e rivolgimenti tecnologici viaggiano insieme da sempre. In principio fu la tavoletta di argilla per annotare commerci. Poi l’abaco, la calcolatrice, il computer. Tutte protesi del nostro cervello atte ad aumentarne la memoria in funzione utilitaristica. Le storie ideate da Charlie Brooker, creatore e sceneggiatore della serie tv Black Mirror, mettono sempre il gadget tecnologico al centro delle relazioni tra media e cultura. A volte si ha la sensazione che gli episodi siano studiati per esemplificare e drammatizzare le prospettive teoriche sviluppate dalla Scuola di Toronto fin dalla seconda metà del Novecento.
Mai come oggi le protesi esperenziali studiate da Marshall McLuhan fanno parte del nostro quotidiano, registrando ogni respiro, condizionando l’economia, innervando il pensiero, rielaborando modi e usi dell’immaginario. Come in Understanding Media (McLuhan, 2011), anche in Black Mirror le extensions of man (le estensioni dell’uomo) ci servono per percepire il mondo e quindi non sono più altro da noi. I vettori dello sviluppo tecnologico sono sempre percezione, informazione e comunicazione. L’assunto teorico del serial è che questi strumenti per comunicare non servono solo a comunicare: sono parte della nostra memoria e quindi della nostra costruzione identitaria. Ci servono e non vogliamo e non possiamo farne a meno. La variabile che fa spesso deflagrare il dramma è spesso la memoria, il rapporto scomodo tra il presente e il passato quando questo viene registrato digitalmente.
In un episodio una coppia fa sesso mentre guarda proiettate su un muro le memorie visive delle migliori performance del passato. In un altro una giovane donna perde il marito e lo ritrova sotto forma di un androide dotato di un’intelligenza artificiale basata su pensieri precedentemente condivisi in rete dal defunto. In un altro ancora tutti usano gli Z-Eye: si vive percependo una realtà di fatto aumentata dalla sovraimpressione di interfacce e altri piani audiovisivi artificiali in una miscela di suoni, testi, immagini. Gli strumenti del comunicare manipolano e gestiscono dati, informazioni, ricordi, emozioni. In Black Mirror si raccontano vari tipi di intelligenza: artificiale, aumentata, collettiva, spesso malata. Gli scenari psicologici, sociologici ed economici indagati sono terribilmente plausibili perché disegnano mappe del futuro molto dettagliate. I dettagli tecnici sono esaltati ma senza trascurare le sfumature psicosociali che ne derivano.