Se c’è una filosofia che guarda al futuro, e promette di acquisire maggiore presenza nel dibattito pubblico e influsso sugli eventi storici, è la filosofia dell’evoluzione autodiretta. Con lo sviluppo dell’ingegneria genetica e delle tecniche di fertilizzazione in vitro, si parla sempre più frequentemente dell’opportunità di modificare la linea germinale umana per indirizzare l’evoluzione della specie. Sia chiaro che non si tratta di una novità, ma semplicemente della ripresa di un discorso che aveva già appassionato intellettuali e studiosi a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento e che era stato poi accantonato in conseguenza degli abusi eugenetici che l’idea aveva innescato.
Per una rappresentazione onesta di questa filosofia è fondamentale distinguere tra mezzi e fini. È una distinzione assente nei discorsi di alcuni autori che pensano di poter screditare l’autoevoluzionismo affermando sic et simpliciter la sua equivalenza con l’eugenetica. Per comprendere che si tratta di un ragionamento fallace, basti pensare che sarebbe come mettere sullo stesso piano i tribunali dell’Inquisizione e gli ordini religiosi impegnati in missioni nei paesi poveri, perché entrambi condividono lo stesso scopo: la diffusione della fede cristiana. Come si può ben capire, il mezzo utilizzato non è un dettaglio insignificante. Mettere eretici e streghe al rogo non è esattamente come fornire aiuti a bambini poveri o malati. Possiamo dire che l’intolleranza religiosa è stata una falsa partenza della Chiesa cattolica, mentre le missioni umanitarie rappresentano un modo eticamente sostenibile di fare proselitismo. Analogamente, possiamo parlare di una falsa partenza dell’autoevoluzionismo e di un suo successivo riorientamento assiologico.
L’orizzonte etico in cui le nuove tecnologie biomediche oggi si sviluppano è completamente mutato. Nessuno pensa a un intervento autoritario della legge e dello Stato per stabilire come dovranno essere i bambini del futuro. Tuttavia, pur concepita in un quadro libertario, la nuova filosofia dell’evoluzione autodiretta appare ancora inquietante agli occhi di molti. Perciò, in quest’articolo, proporremo alcuni cenni storici sulla nascita e lo sviluppo della dottrina. Ci preme soprattutto mostrare che il tema non si presta a facili schematismi. È piuttosto diffusa la tentazione di tracciare una linea e mettere i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, secondo le proprie convenienze ideologiche. Mostreremo che quest’idea, tanto nella sua versione deteriore quanto in quella eticamente sostenibile, attraversa trasversalmente le tradizionali famiglie politiche e religiose.