La montagna – la macroregione alpina – è un territorio pieno di contraddizioni e soggetta a cambiamenti epocali che possono mettere in crisi le comunità. Tra le contraddizioni della montagna vi è la relativa ricchezza di risorse naturali e culturali accompagnata ad una relativa difficoltà di sviluppo economico per questioni geografiche (spazi pianeggianti limitati, instabilità dei versanti e del reticolo idrografico) e politiche (es. disparità tra grandi centri urbani di pianura e territori montani decentrati).
Lo squilibrio in termini di opportunità di lavoro e disponibilità di servizi tra aree urbane e rurali montane è amplificato da processi di spopolamento (ESPON, 2019) e dall’accelerazione dell’invecchiamento, significativamente maggiore rispetto alle aree urbane (Reynaud et al., 2020). Una parte rilevante del problema sistemico è che i giovani (15-34 anni) generalmente escono dalle comunità montane per un’istruzione superiore o un lavoro e non vi ritornano, producendo il processo noto come fuga di cervelli (Ferrario e Price, 2014).
La stessa regione alpina sarà sempre più soggetta agli impatti di cambiamenti globali, che promettono di continuare nella stessa direzione per i prossimi decenni, i cosiddetti megatrend (EEA, 2015). Gli impatti del cambiamento climatico possono destabilizzare comunità e attività economiche e probabilmente colpiranno maggiormente proprio le regioni alpine (CMCC et al., 2017). La domanda mondiale di turismo sta crescendo da decenni a dispetto di crisi economiche e sanitarie (Buckley et al., 2015; Wen et al., 2020), per cui si possono prospettare potenziali conflitti tra usi ricreativi della montagna (Scolozzi et al., 2014), tra diversi tipi di turismo, tra turisti e comunità locali (Schirpke et al., 2020).
Nel frattempo si sta verificando un cambiamento sostanziale nella natura del lavoro (WEF, 2016) e aumenta la preoccupazione per i divari di competenze tecnologiche e occupazione giovanile. I lavori d’ufficio saranno sempre più caratterizzati dalla collaborazione virtuale nel metaverso (spazio virtuale collettivo), autonomo, autodiretto, on demand e freelance, con un divario sociale sempre più ampio se non si interviene per adattare il sistema formativo ed educativo.
Nelle sue contraddizioni la macroregione alpina presenta anche significative opportunità che dipendono e dipenderanno dall’adozione di prospettiva di lungo periodo e visione sistemica in grado di promuovere una governance anticipativa locale, che anticipi le incertezze sociali, economiche e ambientali. La scuola – il sistema di istruzione – può aiutare studenti e comunità a coltivare competenze di anticipazione e a trovare nel cambiamento opportunità di crescita.
Questo è stato uno dei principi ispiratori degli esercizi di futuro svolti con studenti e insegnanti, con operatori economici e pubblico generale nel percorso Montagna 4.0, descritto in dettaglio di seguito: un percorso sperimentale di co-design con un’intera comunità, che può essere considerato esercizio di democratizzazione di futuri collettivi e in cui il design thinking e il futures thinking applicati allo sviluppo locale creano inedite sinergie.
Il ruolo principale del design è stato e continua a essere quello di dare forma a un processo in cui ogni artefatto, tangibile o intangibile, rappresenta visioni di bellezza approvate collettivamente ed economicamente valide. Il design, quando praticato in modalità partecipativa (co-design), può coinvolgere utenti e stakeholder, diventando un atto politico, “un’arte democratica”. Ricordando la designer Shawn Wolfe, se si è coinvolti si è corresponsabili del processo decisionale: la dotazione disciplinare del design può offrire ai cittadini mindset e strumenti per co-creare e co-progettare il “presente”; una narrativa con esplicita direzionalità verso i futuri desiderabili.
I paragrafi seguenti presentano il quadro generale del progetto pluriennale, i metodi utilizzati negli eventi dell’autunno 2020, una riflessione sui risultati e sugli sviluppi che si stanno preparando.