A livello globale, dagli albori della crisi economico-finanziaria del 2007-2008, numerosi attori transnazionali hanno convogliato ingenti capitali verso nuovi beni per i loro investimenti di portfolio. Beni quali il grano, la soia, il riso hanno assunto la funzione di “rifugio” per quei capitali che nelle sabbie mobili della speculazione dei mutui sub-prime stavano andando incontro all’inaridimento del portafoglio finanziario. Tale attenzione per beni agroalimentari, e quella direttamente proporzionale per le terre dove la coltura di tali prodotti è realizzata, ha originato una sensibile impennata dei prezzi di generi alimentari e il susseguente interesse per l’accaparramento di terre coltivabili da parte di molti paesi emergenti, Cina ed India in primis. La Cina in particolare, da paese esportatore di riso e grano è velocemente diventata un vorace importatore.
L’accaparramento di terre coltivabili, internazionalmente conosciuto con il nome di land grabbing, è un fenomeno tutt’altro che nuovo nella storia dell’umanità, ma le peculiarità emerse dall’approccio del primo decennio del XXI secolo portano a nuove considerazioni e a scenari futuri a dir poco incerti.
L’Oxfam ha recentemene lanciato una campagna di sensibilizzazione a livello mondiale, Coltiva, nel cui manifesto sottolinea come il fenomeno stia spingendo alla fame migliaia di contadini del Sud del mondo e come dallo scoppio della crisi finanziaria esso sia cresciuto del 1000% (dati Oxfam).
Il land grabbing ha coinvolto circa 46 milioni di ettari di terra, stando ai dati di uno studio di settore della Banca Mondiale del 2010; a 80 milioni di ettari se si guarda alle stime della Land Deal Politics Initiative del 2011. Il 37% di questi ettari è destinato a colture alimentari (food crops), un 21% ai cash crops (colture destinate al commercio internazionale), un ulteriore 21% alla produzione di biocarburanti (biofuels) ed un ultimo 21% risulta inutilizzato, ovvero presenta un regolare contratto di locazione in favore di un privato (società straniere, multinazionali, fondi pensione, hedge fund), il cui interesse è meramente speculativo, ovvero presenta tutte le caratteristiche della classica operazione di rent-seeking (ricerca di una rendita).
Stando a questi dati, un “conflitto d’interessi” che coinvolgerà sicurezza alimentare, sicurezza energetica e accaparramento di terre si prospetta all’orizzonte, un orizzonte sempre più prossimo.